sábado, 9 de agosto de 2014

Israele preferisce il sangue alle fragole

Gideon Levy

—  redazione, 7.8.2014. Haaretz. 


Duro articolo sulle ragioni di Hamas e la necessità di ascoltarle

“Quelli di Hamas sono tutti ‘bestie’? Ammet­tiamo pure che sia vero, ma tanto lì stanno e lì restano, e lo pensa anche Israele. Quindi, per­ché non ascol­tarli?», ha scritto qual­che giorno fa Gideon Levy, noto edi­to­ria­li­sta del quo­ti­diano israe­liano Haa­retz, a com­mento del rifiuto cate­go­rico del governo Neta­nyahu di pren­dere in con­si­de­ra­zione le richie­ste pre­sen­tate da Hamas per andare a un ces­sate il fuoco per­ma­nente. «Dopo che abbiamo detto tutto ciò che c’è da dire sul conto di Hamas – esorta Levy — che è inte­gra­li­sta, che è cru­dele, che non rico­no­sce Israele, che spara sui civili, che nasconde muni­zioni den­tro le scuole e gli ospe­dali, che non ha fatto niente per pro­teg­gere la popo­la­zione di Gaza, dopo che è stato detto tutto que­sto, e a ragione, dovremmo fer­marci un attimo e ascol­tare Hamas. Potrebbe per­fino esserci con­sen­tito met­terci nei suoi panni e forse addi­rit­tura apprez­zare l’audacia e la capa­cità di resi­stenza di que­sto nostro acer­rimo nemico, in cir­co­stanze durissime».

Invece, nota il gior­na­li­sta, «Israele pre­fe­ri­sce tap­parsi le orec­chie davanti alle richie­ste della con­tro­parte, anche quando que­ste richie­ste sono giu­ste e cor­ri­spon­dono agli inte­ressi sul lungo periodo di Israele stesso. Israele pre­fe­ri­sce col­pire Hamas senza pietà e senza alcun altro scopo che la ven­detta. Sta­volta è par­ti­co­lar­mente chiaro: Israele dice di non voler rove­sciare Hamas (per­fino Israele capi­sce che se lo fa si ritro­verà sulla porta di casa la Soma­lia, altro che Hamas), ma non è dispo­ni­bile ad ascol­tare le sue richieste…».

La set­ti­mana scorsa, ricorda Levy, «sono state pub­bli­cate, a nome di Hamas e della Jihad isla­mica, dieci con­di­zioni per un ces­sate il fuoco che sarebbe durato dieci anni. Pos­siamo anche dubi­tare che le richie­ste arri­vas­sero dav­vero da quelle due orga­niz­za­zioni, ma comun­que erano una buona base per un accordo. Tra di esse non ce n’era nean­che una che fosse priva di fon­da­mento… Hamas e la Jihad isla­mica chie­dono libertà per Gaza. C’è forse una richie­sta più com­pren­si­bile e lecita?…».

«Leg­gete l’elenco delle richie­ste – esorta il gior­na­li­sta di Haa­retz — e giu­di­cate one­sta­mente se tra di loro ce ne sia anche una sola ingiu­sta: ritiro dell’esercito israe­liano e auto­riz­za­zione dei col­ti­va­tori a lavo­rare le loro terre fino al muro di sicu­rezza; scar­ce­ra­zione di tutti i pri­gio­nieri rila­sciati in cam­bio della libe­ra­zione di Gilad Sha­lit e poi arre­stati; fine dell’assedio e aper­tura dei vali­chi; aper­tura di un porto e di un aero­porto sotto gestione Onu; amplia­mento della zona di pesca; super­vi­sione inter­na­zio­nale del valico di Rafah; impe­gno da parte di Israele a man­te­nere un ces­sate il fuoco decen­nale e chiu­sura dello spa­zio aereo di Gaza ai veli­voli israe­liani; con­ces­sione ai resi­denti di Gaza di per­messi per visi­tare Geru­sa­lemme e pre­gare nella moschea Al Aqsa; impe­gno da parte di Israele a non inter­fe­rire con le deci­sioni poli­ti­che interne dei pale­sti­nesi, vedi la crea­zione di un governo di unità nazio­nale; infine, aper­tura della zona indu­striale di Gaza… La verità (amara) è che tutti se ne fre­gano di Gaza quando non spara mis­sili con­tro Israele. Guar­date la sorte toc­cata a quel diri­gente pale­sti­nese che ne aveva abba­stanza delle vio­lenze, Abu Mazen: Israele ha fatto tutto quanto in suo potere per distrug­gerlo. E qual è la tri­ste con­clu­sione? “Fun­ziona solo la forza”».

«Con­tra­ria­mente a ciò che tenta di spac­ciare la pro­pa­ganda israe­liana — scrive Levy — i mis­sili (di Hamas) non sono mica pio­vuti dal cielo senza motivo. Basta tor­nare indie­tro di qual­che mese: rot­tura delle trat­ta­tive da parte di Israele; guerra con­tro Hamas in Cisgior­da­nia in seguito all’assassinio dei tre stu­denti di un semi­na­rio rab­bi­nico – è dub­bio che lo abbia pia­ni­fi­cato Hamas – e arre­sto di 500 suoi atti­vi­sti con false accuse; blocco dei paga­menti degli sti­pendi ai lavo­ra­tori di Hamas a Gaza e oppo­si­zione di Israele al governo di unità nazio­nale, che forse avrebbe potuto ricon­durre Hamas entro l’agone poli­tico. Chiun­que pensi che Hamas avrebbe potuto incas­sare senza bat­ter ciglio, pro­ba­bil­mente sof­fre di arro­ganza, auto­com­pia­ci­mento e cecità.…Un porto a Gaza, così che possa espor­tare le sue ottime fra­gole? Agli israe­liani suona come un’eresia. Qui, ancora una volta, si pre­fe­ri­sce il san­gue (pale­sti­nese) alle fra­gole (palestinesi)».
Gideon levy

(tra­du­zione di Marina Astro­logo

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