Gideon Levy
— redazione, 7.8.2014. Haaretz.
Duro articolo sulle ragioni di Hamas e la necessità
di ascoltarle
“Quelli di Hamas sono tutti ‘bestie’? Ammettiamo pure che
sia vero, ma tanto lì stanno e lì restano, e lo pensa anche Israele. Quindi,
perché non ascoltarli?», ha scritto qualche giorno fa Gideon Levy, noto
editorialista del quotidiano israeliano Haaretz, a commento del
rifiuto categorico del governo Netanyahu di prendere in considerazione
le richieste presentate da Hamas per andare a un cessate il fuoco
permanente. «Dopo che abbiamo detto tutto ciò che c’è da dire sul conto di
Hamas – esorta Levy — che è integralista, che è crudele, che non
riconosce Israele, che spara sui civili, che nasconde munizioni dentro le
scuole e gli ospedali, che non ha fatto niente per proteggere la
popolazione di Gaza, dopo che è stato detto tutto questo, e a ragione,
dovremmo fermarci un attimo e ascoltare Hamas. Potrebbe perfino esserci
consentito metterci nei suoi panni e forse addirittura apprezzare
l’audacia e la capacità di resistenza di questo nostro acerrimo nemico, in
circostanze durissime».
Invece, nota il giornalista, «Israele preferisce
tapparsi le orecchie davanti alle richieste della controparte, anche
quando queste richieste sono giuste e corrispondono agli interessi sul
lungo periodo di Israele stesso. Israele preferisce colpire Hamas senza
pietà e senza alcun altro scopo che la vendetta. Stavolta è
particolarmente chiaro: Israele dice di non voler rovesciare Hamas
(perfino Israele capisce che se lo fa si ritroverà sulla porta di casa la
Somalia, altro che Hamas), ma non è disponibile ad ascoltare le sue
richieste…».
La settimana scorsa, ricorda Levy, «sono state
pubblicate, a nome di Hamas e della Jihad islamica, dieci condizioni per
un cessate il fuoco che sarebbe durato dieci anni. Possiamo anche dubitare
che le richieste arrivassero davvero da quelle due organizzazioni, ma
comunque erano una buona base per un accordo. Tra di esse non ce n’era
neanche una che fosse priva di fondamento… Hamas e la Jihad islamica
chiedono libertà per Gaza. C’è forse una richiesta più comprensibile e
lecita?…».
«Leggete l’elenco delle richieste – esorta il
giornalista di Haaretz — e giudicate onestamente se tra di loro ce ne
sia anche una sola ingiusta: ritiro dell’esercito israeliano e
autorizzazione dei coltivatori a lavorare le loro terre fino al muro di
sicurezza; scarcerazione di tutti i prigionieri rilasciati in cambio
della liberazione di Gilad Shalit e poi arrestati; fine dell’assedio e
apertura dei valichi; apertura di un porto e di un aeroporto sotto gestione
Onu; ampliamento della zona di pesca; supervisione internazionale del
valico di Rafah; impegno da parte di Israele a mantenere un cessate il
fuoco decennale e chiusura dello spazio aereo di Gaza ai velivoli
israeliani; concessione ai residenti di Gaza di permessi per visitare
Gerusalemme e pregare nella moschea Al Aqsa; impegno da parte di Israele a
non interferire con le decisioni politiche interne dei palestinesi, vedi
la creazione di un governo di unità nazionale; infine, apertura della zona
industriale di Gaza… La verità (amara) è che tutti se ne fregano di Gaza
quando non spara missili contro Israele. Guardate la sorte toccata a quel
dirigente palestinese che ne aveva abbastanza delle violenze, Abu Mazen:
Israele ha fatto tutto quanto in suo potere per distruggerlo. E qual è la
triste conclusione? “Funziona solo la forza”».
«Contrariamente a ciò che tenta di spacciare la
propaganda israeliana — scrive Levy — i missili (di Hamas) non sono mica
piovuti dal cielo senza motivo. Basta tornare indietro di qualche mese:
rottura delle trattative da parte di Israele; guerra contro Hamas in
Cisgiordania in seguito all’assassinio dei tre studenti di un seminario
rabbinico – è dubbio che lo abbia pianificato Hamas – e arresto di 500
suoi attivisti con false accuse; blocco dei pagamenti degli stipendi ai
lavoratori di Hamas a Gaza e opposizione di Israele al governo di unità
nazionale, che forse avrebbe potuto ricondurre Hamas entro l’agone politico.
Chiunque pensi che Hamas avrebbe potuto incassare senza batter ciglio,
probabilmente soffre di arroganza, autocompiacimento e cecità.…Un
porto a Gaza, così che possa esportare le sue ottime fragole? Agli
israeliani suona come un’eresia. Qui, ancora una volta, si preferisce il
sangue (palestinese) alle fragole (palestinesi)».
Gideon levy
(traduzione di Marina Astrologo
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